Ha preso il via lunedi 7 marzo la terza settimana di ‘Incontro il mio diabete’, una serie di appuntamenti pomeridiani dedicati alle famiglie. Il ritrovo è all’Ospedale Infantile Regina Margherita, presente l’équipe diabetologica e i rappresentanti di AGD Piemonte e Valle d’Aosta.
L’atmosfera è accogliente, ogni voce trova ascolto, si fa spazio a tutti i punti di vista valorizzando le diverse esperienze. Ognuno ‘porta il suo tesoro’ dice Davide, il padre di una delle ragazze presenti, facendo riferimento alla preziosità di quello che ognuno mette in comune con gli altri, condividendo scoperte, strategie, possibilità che qualcuno, per ragioni diverse, non ha ancora visto e valutato.
Si cerca di far luce sulle paure, sulle difficoltà, sulle risorse.
Una mamma risponde così alla domanda rispetto a quale sia la difficoltà più grande che incontra nella gestione del diabete del figlio.
'Lasciarlo fare, soprattutto quando vedi che non sta bene e magari è in giro da solo. E fidarsi. Sapere che farà la cosa giusta. Che passerà e la glicemia tornerà ok senza far danni. Non perché non ci si fidi di lui. Ma perché il diabete è imprevedibile.'
Questo emerge dal primo intenso pomeriggio insieme ai genitori e ai loro figli di dodici e tredici anni. In ogni ciclo settimanale cambiano le età e si aggiustano, calibrandosi sulla fase che si sta vivendo, i punti di vista. Tanti gli spunti che emergono dal confronto, specchiandosi negli altri si esplorano altri sentieri e ci si apre al cambiamento.
'Ho scoperto negli anni' dice un'altra mamma 'che è necessario cambiare di fronte alla domanda' cioè, davanti alle richieste che ci fa il mondo, davanti alle domande degli altri, spesso inopportune, fastidiose, ossessive, invece di arrabbiarci, chiuderci, rimanendo soli e spaventati, è necessario intraprendere un percorso personale per modificare la nostra posizione, il nostro sguardo. Scopriremo che tutto filerà più liscio e gli altri saranno più disponibili. Cambiare noi perché cambi il mondo intorno a noi. E' impegnativo e faticoso ma ci permette di andare avanti e di crescere insieme ai nostri figli.
Cosa ti aiuta nella gestione del diabete di tuo figlio/figlia chiediamo e un’altra mamma risponde.
'La condivisione con persone che sanno esattamente cosa vivi, cosa può capitare e come ci si può sentire. A volte raccontare fa sentire più ‘normali’, ci si sente meno in colpa, scopri che quel dato sentimento lo vivono anche altri.'
E così si va avanti, pomeriggio dopo pomeriggio, cambiano le famiglie, simili sono le storie ma c’è sempre una sfumatura originale e per questo di grande valore. Il confronto prende spunto da alcune brevi scritture individuali che riflettono sui temi che emergono dalle storie di vita. La scrittura aiuta a riflettere, comprendere, dare senso e significato. Ci fa ritrovare nel silenzio della pratica un sentimento di quiete, di ordine interiore, di ricucitura esistenziale. Nell’azione di scrivere c’è una sospensione del tempo, concentrazione, meditazione, la necessità di scegliere le parole provoca connessioni, associazioni, ragionamenti. Scrivere è lasciare traccia di sé, è il primo passo di un’esperienza concreta, è il punto di riferimento per la costruzione delle proprie interpretazioni. Ci riporta verso il centro del nostro essere, ci fa respirare e decantare per riaprirsi all'altro con più consapevolezza.
'Quello che migliora la cura sono i nostri incontri: i ragazzi insieme, i rapporti che hanno instaurato, le amicizie che sono nate. Mia figlia che cresce serena e tranquilla. Sicuramente gli incontri con AGD sono la mia cura' scrive un altro genitore.
Dopo due anni di pandemia, precipitati nell'incubo della guerra, ritrovarsi in cerchio aiuta tutti a sperare. Gli incontri sono caldi, le parole attraversano spessi strati di emozioni, le storie personali si intrecciano nel racconto di tutti e il richiamo all'impegno e alla condivisione è più forte che mai.
Nella sala sotto il tetto, alta sulla città, si addensano pensieri intorno all'idea potente che ci fa sentire più forti insieme agli altri.
Partendo dalla diversità dei cammini per progettare insieme la cura.
Grazie alla Prof.ssa Luisa De Sanctis, alla Dott.ssa Michela Trada, alla Dott.ssa Cinzia Montarulo, al Dott. Davide Tinti dell'Ospedale Infantile Regina Margherita e a tutte le famiglie che con coraggio e voglia di condividere si mettono in gioco.
Giannermete Romani